martedì 29 luglio 2014

Progetto CANviviAMO insieme

c/o Secondamanina Rho
Via Tanaro 9/11
20017 Rho (MI)
https://www.facebook.com/#!/events/1444723895805209/?fref=ts

Il rituale agapico… se magna?


Il momento del pasto è importantissimo nella quotidianità, lo è per noi e lo è anche per il nostro cane. Così come insegniamo al nostro cane a rispettare il nostro pasto (e qui vi chiederete: “Ma come faccio?” iniziate a non lanciare cibo dal tavolo e sarete già a buon punto), anche noi dobbiamo imparare a rispettare il loro momento.
Vi racconto in breve i pasti di Tris:

lui non è un cane particolarmente goloso e vorace. Per far capire che stiamo per iniziare il pasto lo coinvolgo anche durante la preparazione della ciotola.
Io dico: “Pappa”, con tono gioioso, ma non acuto, una voce rilassata. Imposteremo il lavoro sull’autocontrollo del cane, dobbiamo dunque partire da un livello emozionale consono.

Tris mi raggiunge; inizio a prendere la ciotola e l’appoggio sul lavandino (non posizionatela a terra durante la preparazione). Prendo la pappa e inizio a versarla nella ciotola, mi posiziono in modo che anche Tris veda; lui rimane seduto, non perché sia obbligato a rimanere seduto, ma perché ha oramai acquisito che non è necessario saltare e fare il matto.  Attende con calma, ma quegli occhietti non mi perdono di vista!!
Mi avvicino al luogo in cui di solito mangia e posiziono la ciotola vicino al mio corpo. Osservo il mio cane, è tranquillo, non tenta di saltarmi addosso, etc. ok allora posso mettere a terra la ciotola, Tris attende il mio permesso per potersi avvicinare alla ciotola. Lui mi guarda, con un gesto della mano lascio il “via libera” e mi allontano.

Ok ora la ciotola è sua, mi allontano, non disturbo il suo momento, non lo tocco. Questo ultimo passaggio è fondamentale, dobbiamo rispettare il suo pasto.
Se mentre stiamo mangiando il nostro cane salisse sulla tavola e rubasse il cibo dal nostro piatto, non ci arrabbieremmo moltissimo?! E allora perché ci stupiamo se mentre il nostro cane sta mangiando, ringhia se tocchiamo la sua ciotola?!
Con dei bambini in casa, è molto importante insegnare loro tutto questo, eviteremo incidenti sgradevoli!

giovedì 24 luglio 2014

Il rituale del risveglio


 
Stamattina, come ogni mattina, Tris ed io ci siamo svegliati alle 6, mentre il maritino ancora dormiva…..….

Il nostro rituale del risveglio è oramai consolidato.

Tris rimane nella cuccia, io vado subito da lui e accendo una luce che non punti dritto in faccia  e iniziamo le nostre coccole.

Lui si mette a pancia in su, super coccoline, poi si alza, si stiracchia, si scrolla e torna da me a strusciarsi e a darmi tanti baci sulla faccia.

È il nostro momento, il più bello della giornata, così intimo.

La casa è in silenzio, il palazzo ancora dorme e noi ci godiamo questa pace, solo nostra.
 
Pronti via, inizia un nuovo giorno!

Impermeabile fai da te per cani


Sì lo so, è luglio, fa caldo, ma avete visto questo tempo che tristezza quest’anno?!

Per questo motivo oggi ho pensato alla realizzazione di un impermeabile per cani con materiale di riciclo.

 
Cosa vi serve?

 
-         Forbici,

-         Cartamodello,

-         Velcro,

-         Vecchio impermeabile (per umani..),

-         Ago,

-         Filo.

 
Prendete un vecchio impermeabile.

Tagliate le maniche.

 
Prendete le misure del vostro cane:

 lunghezza dalla base del collo alla coda,

circonferenza del collo,

circonferenza del torace (nel punto più largo).


 
A questo punto utilizzate un cartamodello. Ricordate di tenere due strisce, una per il torace e una per il collo.

Ritagliate il cartamodello e poi successivamente ritagliate l’impermeabile.

Prendete del velcro e cucitelo uno nella parte per chiudere sul collo e l’altro sul torace.

 
Ecco pronto il vostro impermeabile! Semplicissimo ed economico!!!

martedì 22 luglio 2014

Problem solving fai da te con materiale di riciclo: il cassetto


 Attacchiamo una corda alla maniglia di un cassetto.

Valutiamo l’altezza del cassetto in modo che sia adeguata per il nostro cane e che per l’apertura non si debba impiegare troppa forza.

Facciamo vedere che stiamo nascondendo nel cassetto un bocconcino.

Il cane per cercare la soluzione dovrà prendere il bocca la corda e tirare per poter aprire il cassetto.

Fate il tutto per step. Iniziate a insegnare al cane a mettere in bocca la corda, senza farlo eccitare troppo, magari le prime volte lasciate un pochino aperto il cassetto, così da rendere l’attività più semplice.

Al raggiungimento dell’obiettivo gratificate moltissimo il cane!!!
 
Buon divertimento!
 

Problem solving fai da te con materiale di riciclo: il barattolo

COSA C’E’ SOTTO IL BARATTOLO?
 

Prendiamo un barattolo  e poggiamolo a terra.
Va benissimo utilizzare anche un vasetto di yogurt o altro materiale di riciclo.

Nascondiamo un bocconcino sotto.

Solitamente il cane per trovare la soluzione spinge con il muso. Se desideriamo impari anche a utilizzare la bocca, mettiamo il barattolo all’interno di una piccola scatola, così da non poter essere spostato con il muso, dovrà quindi alzare il barattolo con la bocca.

Coinvolgete anche i vostri bambini, sarà un’attività ancora più divertente!

Problem solving fai da te con materiale di riciclo: la scatola golosa


 
Prepariamo una scatoletta di cartone.
Mettiamo all’interno dei bocconcini.
Prendiamo dei fogli di giornale, tagliamo dei pezzettini grandi quanto un foglio a5 circa.
All’interno mettiamo un bocconcino e chiudiamo a “caramella”.
Facciamo più caramelline e mettiamole nella scatola.
Poniamo la scatola a terra e invitiamo il nostro cane.
Inizierà a mangiare prima i bocconcini senza carta e poi sentendo l’odore inizierà a prendere le “caramelle” e a scartarle aiutandosi con le zampe e la bocca.
Stiamo sempre vicino a lui, evitiamo che ingoi la carta.
Dopo che avrà scartato e mangiato il bocconcino si dirigerà verso il resto delle caramelle. Togliamo i resti della carta tutta bella piena di saliva e nascondiamola. Preveniamo in questo modo che al termine dell'attività vada a masticare e magari ad ingoiare  la carta.
Consiglio di preparare la scatola golosa su un ripiano rialzato, così da evitare che inizi l’attività prima ancora che sia pronto tutto.
 
È molto bello coinvolgere il nostro cane nella preparazione. Facciamo vedere che stiamo preparando qualcosa per lui, che a breve faremo qualcosa insieme. Avrà sicuramente visto che avete preso i suoi bocconcini preferiti, sentirà l’odore, il rumore della carta del giornale attirerà la sua attenzione.
Divertiamoci insieme, facciamo vedere che stiamo preparando qualcosa di fantastico, senza però eccitare troppo il cane con una voce eccessivamente acuta, manteniamo la sua  concentrazione.
 
Ricordiamoci che per lui è il massimo fare qualcosa con noi!!!!

Giochi di attivazione mentale


 “Giochi con il tuo cane?”. “Sì con la pallina, poi corriamo e facciamo la lotta”.
Ma altri giochi? Ci sono mille altri modi per potersi divertire con il proprio cane e, attraverso il gioco, raggiungere degli obiettivi importanti.
 
Oggi vorrei parlare dei problem solving.
Sono giochi di attivazione mentale, aiutano a lavorare sugli autocontrolli del cane, accrescono autostima ed autoefficacia; lavoriamo inoltre sulla prattognosi, ossia la capacità del cane di trovare una soluzione di fronte a uno scacco.
Il cane imparerà a utilizzare zampe, bocca, muso (sposta un oggetto con la zampa, prendi in bocca un oggetto con la bocca e spostalo, sposta un oggetto con il muso spingendo).
Il cane di fronte a un problema mette in atto dei comportamenti che lo aiutino a trovare una soluzione per raggiungere l’obiettivo, o per tentativi, o in maniera intuitiva “insight” (come se una lampadina si accendesse all’improvviso).
Ovviamente per poter coinvolgere il cane dobbiamo rendere il tutto divertente, sotto forma di gioco. Il cane deve essere motivato, concentrato, attento ed emotivamente pronto.

giovedì 17 luglio 2014

La felicità del cane

Mi permetto di copiare e incollare un articolo molto interessante del Prof. Roberto Marchesini:

La felicità del cane

di R. Marchesini

Esiste la felicità nei nostri amici a quattro zampe?
Può sembrare una domanda banale o carica di umanizzazione, pertanto per qualcuno si tratta di un quesito inutile, mentre per altri una domanda mal posta. In entrambi i casi si presume che la felicità sia uno stato che ha a che fare con la piena realizzazione delle proprie aspettative, per cui chi tende a ridurre le differenze tra l’uomo e le altre specie l’ammetterà come scontata, chi viceversa ci tiene a rimarcare le peculiarità dell’essere umano la rigetterà con forza.
A mio parere la felicità ha poco da spartire con le aspettative e questo peraltro vale anche per l’essere umano che molto spesso si illude di trovare la felicità nei propri sogni per essere poi puntualmente deluso e smentito. Più prosaicamente ritengo la felicità come una sensazione di pienezza o di totale rispondenza tra quello che si è, dal punto di vista della propria natura, e quello che si sta vivendo. La felicità in questa prospettiva riguarda la possibilità di esprimere in pienezza e senza riserve la propria autenticità e di ritrovare nel mondo quelle occasioni che il proprio etogramma prevede.
Felice è un gatto che può rincorrere topi e lucertole in un prato, un labrador che può lanciarsi in un’ansa di un fiume, un rottweiler mentre fa il gioco del tira-molla… insomma è felice perché e nella misura in cui può esprimere la sua natura più profonda. Ecco allora che seguendo questa interpretazione, tutta etologica, ci rendiamo conto di quanto limitativa sia la nostra visione di benessere tutta incentrata sui bisogni fisiologici, sulla cura e sulle attenzioni parentali, sul legame affettivo, sulla visione distraente del gioco. C’è molto più antropomorfismo in questa negazione della felicità di quanto ci sarebbe nell’ammettere in modo semplice e diretto che ogni animale e, nel caso del cane, ogni razza si aspetta dalla vita non di rimanere sotto una campana dorata di welfare e di coccole, non di restare nel dolce far niente di un nido caldo, perennemente legato in uno stato di attaccamento permanente a una base sicura, bensì di poter esprimere le proprie motivazioni, vale a dire di tradurre in azioni e in attività la propria natura.
Molte alterazioni comportamentali che con estrema facilità vengono attribuite a disturbi psicologici in realtà altro non sono che tentativi disperati dei nostri quattrozampe di ritrovare una qualche foma di coerenza tra ciò che sentono e ciò che possono esprimere. Una cattiva abitudine del nostro tempo, oltre alla facilità con cui gli animali vengono umanizzati, è la negazione sistematica della loro natura. Si vorrebbe trasformarli in peluche privi di qualunque forma di espressione di specie o di razza, quasi denaturati, in un perimetro espressivo che nega loro qualunque comportamento che non sia l’espressione affettiva (il darci affetto) o quella et-epimeletica (il comportarsi da cuccioli bisognosi di cure). I gatti vengono forzati a una vita casalinga priva di qualunque stimolo che abbia a che fare con le loro motivazioni esplorativa, predatoria, atletica, dove le uniche attività permesse sono mangiare, dormire e fare le coccole. Anche il gatto più affettuoso dopo un po’ di carezze e di costrizione diventa irritabile, ma questo viene considerato un inaccettabile sintomo di egoismo ed espressione di tradimento affettivo. “Come? Io ti do da mangiare queste prelibatezze e ti accudisco come un bambino e tu mi sfuggi o addirittura mi graffi?”. Un gran numero di gatti è perciò obeso e depresso, mentre la propria felinità è compressa in tutti i modi. I cani non se la passano meglio. Non accettiamo che annusino quei meravigliosi angoli luridi della città, che per loro sono attraenti come per noi le vetrine di Natale. Mai e poi mai che si permetta loro una bella passeggiata libera in un bosco o in un lungofiume
Nessuno si preoccupa delle attitudini di razza, con il risultato che desideriamo che tutti i cani abbiano lo stesso profilo – animale da compagnia o d’affezione, due modi di dire che nascondono la forma più subdola di strumentalizzazione – con il risultato che il loro livello di infelicità è assai più rilevante dei loro colleghi impegnati in attività anche estremamente faticose. No, la felicità è un argomento che deve tornare nelle nostre discussioni perché se esiste un diritto naturale questo non può essere che quello di poter esprimere la propria natura.
 

mercoledì 16 luglio 2014

Agriasilo: i bambini imparano in fattoria



L’agriasilo è una struttura ubicata solitamente all’interno di aziende agricole, per bambini da 0 a 6 anni.
Quale modo migliore per imparare all’aria aperta?!
Solitamente svolgono attività di socializzazione con gli animali, imparano a coltivare, a seguire i ritmi della natura, a mangiare in maniera sana e genuina. Spesso imparano a creare prodotti fatti in casa come il pane, a realizzare utensili da cucina fatti con materiale di riciclo, il teatro della natura, l’aromaterapia.
I giochi non si portano, si costruiscono utilizzando ciò che si trova nei campi, poi si fa merenda con i prodotti della terra (magari coltivati dai bimbi stessi).
Si impara a riconoscere i versi dei diversi animali, a capire cosa mangiano.
 
Le attività variano in base all’azienda agricola in cui l’agriasilo è ubicato.
Le classi di solito sono composte da massimo 10 bambini, così da poter essere seguiti nel modo adeguato.
 
 
I genitori desiderano sempre più un tipo di asilo simile, perché lamentano il fatto che ora i bimbi sanno perfettamente utilizzare la Playstation, navigare in internet, ma non avendo contatti con la natura non sanno da dove arrivino le mele o che le carote crescono sotto terra…
Al momento ci sono circa una decina di agriasilo in Italia, ma secondo la Coldiretti moltissime sono le richieste per aprirne di nuovi.

 

Ecco un esempio di agriasilo:
www.fattoriacasamia.com

Crescere in Uganda, la storia di Valeria



 

Consiglio la visione di questo video. Tratta la storia di una pediatra italiana che attualmente vive e lavora in un ospedale in Uganda.
Un cambio totale di vita, per lei, il marito e le due bambine, le quali, secondo i loro genitori, vivendo a contatto con la natura stanno avendo un’infanzia bella e felice.
 

martedì 15 luglio 2014

Zooantropologia didattica, ne avete mai sentito parlare?

La zooantropologia didattica tratta la relazione animale/bambino. Spesso vi sono molti bambini che non hanno la possibilità di potersi relazionare con l’eterospecifico.

È certo che tale relazione porti molti benefici alla crescita del bambino.

È importante che vi sia un avvicinamento, ma sarebbe molto più corretto che questo approccio venisse affrontato venendo accompagnati da persone con competenze specifiche.

I bambini sono sempre molto attratti dagli animali, ma bisognerebbe guidarli, per evitare eventuali incidenti, per accrescere il senso di responsabilità, per fornire conoscenze, per sottolineare le diversità rispetto all’uomo.

 
 Faccio qualche esempio (essendo educatrice cinofila mi permetto di fare esempi… cinofili):

al cane piace essere abbracciato?

al cane basta un giardino per essere felice?

al cane piace sempre essere toccato?

ai cuccioli piace tanto essere “stropicciati”, “sbaciucchiati”, ….?

al cane che incontriamo per la prima volta per strada piace sempre essere toccato? Posso avvicinarmi come voglio?

il cane quando scodinzola è sempre felice?

tutti i cani adorano giocare con la pallina?

espongo il mio corpo sul cane, ma lui prova piacere?

È fondamentale osservare il cane, ma senza umanizzarlo, con la consapevolezza che di fronte abbiamo un soggetto con caratteristiche etologiche molto diverse rispetto a noi.

Il cane che non assume determinati comportamenti che a nostro parere pensiamo siano così scontati, non è stupido! Cerchiamo di capire perché.

Avviciniamo i bambini all’educazione cinofila, non solo loro trarranno benefici per la crescita, ma anche i cani verranno maggiormente rispettati.

I progetti di zooantropologia didattica proposti da alcuni educatori, si rivolgono a varie fasce di età. Le attività da svolgere verranno definite in base all’età evolutiva del bambino.
Il tutto solitamente fatto in maniera molto divertente e interattiva, stimolando i bambini attraverso il gioco.


Consiglio la visione di questo video:


lunedì 14 luglio 2014

Canto per te una ninna nanna


Vi propongo alcune ninne nanne:

Dorme la mucca dentro alla stalla
mentre nel cielo brilla una stella.
Dorme il gattino sulla poltrona
e fa le fusa alla padrona.
Dorme anche il cane dentro alla cuccia,
sogna domani quando andrà a caccia.
Dorme la pecora dentro all’ovile
e il maialino dentro al porcile.
Dorme anche il bimbo nel suo lettino
mentre la mamma gli dà un bacino.


 
E’ finita la giornata, scende il buio in fattoria,
fan ritorno tutti a casa, è ormai l’ora del riposo.
Resta ancora sotto al tetto una rondine nel nido,
culla piano il rondinino stretto, stretto al suo petto.
Ninna nanna, nanna ninna, è ormai l’ora del riposo.


C’è la gatta e il suo micino al calduccio nella cesta,
stan vicino a un bel camino con il fuoco che scoppietta.


Ninna nanna, nanna ninna, è ormai l’ora del riposo.
Dorme pure nella stalla il puledro sulla paglia,
lui può stare ben tranquillo, c’è la mamma che lo guarda.
Ninna nanna, nanna ninna, è ormai l’ora del riposo.


Poi ci son tre porcellini, russan sazi già da un pezzo,
muovon prima i tre codini e poi alzan le orecchiette.
Ninna nanna, nanna ninna, è ormai l’ora del riposo.


La gallina nel pollaio fa la nanna coi pulcini,
dolci, dolci stan sognando di beccar tanti “granini”.
Ninna nanna, nanna ninna è ormai l’ora del riposo.
C’è la luna che sonnecchia e dentro al pozzo un po’ si specchia:
mette un paio di “calzotte”, gli occhi volta verso il basso e dice a tutti:
“Buona notte!”.


www.filastrocche.it

 

L'ambiente intrauterino



Ho sentito dire che già a 18 settimane il bambino sente i primi rumori. Primo tra tutti il battito del cuore della mamma, che amerà ascoltare quando lo appoggeremo sul nostro petto. Sente i gorgoglii dell’intestino della mamma, il sangue che scorre nel cordone ombelicale e i rumori forti.
Ho già iniziato a canticchiare delle ninne nanne al mio piccolo, convinta che la nostra relazione si stia già consolidando. L’ambiente intrauterino è fortemente stimolato dai gusti della mamma, dai suoni, dagli odori.

“L'ambiente intrauterino, in cui ogni esser umano vive il periodo della sua prima e più delicata formazione, ha connotazioni fortemente sonore: suoni che per la loro ritmicità e costanza costituiscono punti di riferimento per il feto (battito cardiaco voce materna), suoni improvvisi o di una certa durata provenienti dall'esterno del corpo materno, suoni più forti o più deboli, musiche che possono risultare gradevoli o sgradevoli...
La percezione dei suoni, per via tattile e uditiva, è uno dei veicoli privilegiati per lo sviluppo di processi di orientamento, conoscenza e interazione da parte del piccolo nei confronti del mondo esterno. Attraverso i suoni, specie quelli della voce materna, infatti, il feto inizia a percepire i significati degli stati d'animo che qui e suoni veicolano, e ad essi egli risponde con mutamenti del suo battito cardiaco e/o del suo stato (movimenti di vario tipo o stati di quiete). Il suono ha altresì la possibilità di tonificare il nascituro e di fargli percepire in modo "amplificato" le emozioni materne creando le basi per la consapevolezza della propria alterità. Il gioco di cantare o parlare al proprio figlio e di ascoltarlo nelle sue espressioni motorie o a livello più sottile, può sollecitare, nel feto, la percezione di essere "colui che riceve" e "colui che offre", in un reciproco scambio madre-figlio, in cui si pongono le basi di un modello di comunicazione.” (Dott.ssa Serena Bassi)

Consiglio di leggere questa pagina, perché è molto interessante; tratta l’ambiente intrauterino: http://vitaprenatale.altervista.org/effetti%20della%20musica%20sul%20feto.html
 Io canto per lui, massaggio il mio pancino, mi riposo sdraiata pelle contro pelo di Tris, in modo da poter iniziare una relazione anche con lui. Molte persone mi chiedono: “Ma Tris sente già la presenza del feto?”. Il mio cane è cambiato da quando sono incinta, ho notato che ha una maggiore necessità di contatto fisico ed è più protettivo nei miei confronti. Si addormenta, ma non gli basta vicino a me, si posiziona proprio a contatto, novità degli ultimi mesi. Lo coinvolgo quindi nel massaggio alla mia pancia e quando canticchio al piccolo.
 

CANviviAMO insieme



venerdì 11 luglio 2014

Mi presento!

Sono Elena, vivo in provincia di Milano.
Perché un blog?! Un blog per poter esprimere i miei pensieri, i miei dubbi, per poter condividere le mie passioni, per poter trattare tutto ciò che mi passa per la mente.
Sono un’educatrice cinofila e sono al 5^ mese di gravidanza. Un momento speciale ricco di emozioni.
Vorrei infatti parlare in questo blog non solo di cani, ma anche della speciale relazione tra bambini e animali.
Quando nascerà il mio bambino (ah per la precisione, è un maschietto!!) vorrei convivesse con gli animali, che li rispettasse, che giovasse di questa relazione, perché credo possa essere estremamente importante per crescere in armonia con la natura.
 
Tris fa parte della nostra famiglia, ha 5 anni, un cagnolotto straordinario adottato in canile. È un meticcio di…. un miscuglio di razze (Bracco?! Bleu de Gascogne?! Chi lo sa..). Vive con noi da quasi 2 anni.
Tris e il nostro piccolo vivranno insieme e sono molto emozionata all’idea di questo percorso!
CANviviAMO insieme

 

Alla prossima puntata!



Il nostro primo incontro: Tris ed io!